domenica 26 dicembre 2010

Capitolo 8: MEM

Cosa è una naturale semiminima di DO? Un musicista la definirebbe come un piccolo solido circolare nero con un braccio verticale stiracchiato versol'alto, localizzato su una linea sotto il pentagramma. Ma poi si blocca quando deve definire parole naturale, e il resto. Un fisico potrebbe provare ad utilizzare l'immagine di un'onda sinusoidale con un periodo di qualcosa sotto i 4 millisecondi che duri per poco. Ma cosa è sinusoidale, e cosa millisecondo? Da un neurologo, potremmo avere una versione ancora diversa che includa i peli della coclea ed i neuroni nell'area uditiva della corteccia cerebrale. Un punto di vista ancora diverso, con un gergo differente ed ugualmente arcano. Hanno tutti ragione, e allo stesso tempo ogni spiegazione è incomprensibile senza un'ulteriore definizione.
Mi trovai faccia a faccia con un problema di simile entità quando mi chiedi, cosa è la mescalina? La persona che l'assuma potrebbe parlarne in termini di effetti, il distrigutore che la confezione ne descriverebbe il sapore ed il colore, ed il chimico che l'ha sintetizzata potrebbe parlare in termini di struttura molecolare.
Forse è un mio pregiudizio, ma tendo sempre verso la struttura molecolare, trovandola una delle poche definizioni consistenti ed incontestabili. Ma, cielo, serve un bello sforzo di fede per accettarne questo ritratto!
La molecola è la più piccola parte di qualcosa che comunque è qualcosa. Se fosse più piccola, apparirebbe come una massa di atomi senza niente dell'identità originale. Non si vede, una molecola. È uno schema di connessione atomica intuito da un sacco di ragionamenti e da secoli di sperimentazioni. Ma rimane l'unico termine valido per creare nuove droghe. Non voglio mettere in mezzo un discorso solo chimico, ma vorrei sinceramente condividere la magia della "4-posizione".
La chimica è un'arte discontinua in modo esasperante. Le cose possono cambiare solo con interi salti atomici. Non ci sono morbide, continue variazioni. Un composto (droga, chimico, solvente, gas, odore) è composta un numero inimmaginabile di molecole, tutte identiche. A guardarli tramite il microscopio di qualche alchimista, vedresti probabilmente 35 atomi tutti uniti insieme in un qualche modo coesivo. Alcuni sarebbero atoni di carbonio, altri di idrogeno. Nel caso della TMA, vedresti anche un atomo di azoto e tre atomi di ossigeno. L'identità di un composto dipende esattamente da quanti atomi ci sono in quell'invisibile minimo pezzetto, e da come sono esattamente combinati.
Il numero di atomi deve cambiare di numeri interi; si intende questo, quando si parla di assenza di ogni variazione continua. Non si può rendere una molecola più larga di un po' di atomo. Puoi aggiungere un ossigeno, ma non significherebbe nulla aggiungere 17% di un atomo di ossigeno. Un omologo di un dato composto è un nuovo composto che è stato reso più grande (o più piccolo) con l'aggiunta (o la sottrazione) di tre atomi, un carbonio e due idrogeni. Niente può essere creato che sia a metà tra una droga ed il suo immediato omologo.
O, se si volesse mantenere invariato il numero e l'identità degli atomi, si può ottenere comunque un nuovo composto semplicemebte cambiando il modo in cui sono uniti. Muovere un atomo o un insieme di atomi da qui a lì. Un isomero di un dato composto è un nuovo composto che ha un identico peso (a livello molecolare), ma con gli atomi riorganizzati.
Le mie prime manipolazioni delle strutture molecolari si sono concentrate sugli isomeri, sul ridisporre la posizione degli atomi piuttosto che aggiungere o togliere specifici atomi. Il componente ciclico della TMA (chiamato anello benzenico) possiede cinque differenti posizioni dove si possono mettere gli atomi. Il conto comincia dalla posizione-uno, dove è attaccato il resto della molecola. Finora, la seconda posizione è identica alla sesta (entrambi ad ora 2 o 10 rispetto alla prima), la terza è identica alla quinta (entrambi ad ora 4 o 8 rispetto alla prima) e la quarta (ad ore 6) è la più lontana possibile dal resto della molecola. Questa è la 4-posizione.
La TMA (come la mescalina) ha un insieme di atomi (chiamati gruppi metossidi) in posizione 3-, 4- e 5-- Sintetizzai isomeri, con questi tre insieme in tutte le altre possibili posizioni. Ci sono due schemi che hanno davvero spinto la potenza dell'anfetamina ottenuta. Una era con i gruppi in posizione 2-, 4- e 5- (TMA-2) e l'altro con i gruppi in posizione 2-, 4- e 6- (TMA-6). La TMA-2 fu una nuova scoperta estremamente soddisfacente, essendo qualcosa come dieci volte più potente della TMA. Soffermandomi un po' su questo particolare ordine dei gruppi, perché non provare ad usare il metodo degli omologhi e aggiungere gruppi di tre atomi ad ognuno dei gruppi metilici? Così, si ottendono gli omologhi etossidi, con il gruppo etilico in posizione 2-, o 4- o 5-. Volendo chiamare un gruppo metossido "M" ed un gruppo etossido "E", e volendo chiamare il composto in base ai gruppi che appaiono man mano sull'anello (dalla posizione 2-, alla 4- alla 5-), si otterrebbero EMM, MEM ed MME come nomi in codice. La lettere mediana, ovviamente, è il gruppo in posizione 4-.
Completai il lavoro di preparare tutti e tre i possibili omologhi etossidi della TMA-2 più o meno nello stesso periodo in cui decisi di lasciare la Dole per andare a studiare medicina. Improvvisamente, non avevo un'amministrazione preoccupata a controllare alle mie spalle qualunque cosa facessi e ai suoi utilizzo, ma d'altro canto, non avevo neppure alcuna base da cui partire per cominciare a documentarne la farmacologia, e soprattutto la psicofarmacologia.
Giacché la maggior parte del lavoro di sintesi, almeno per gli M- e gli E-omologhi furono completati mentre ancora lavoravo alla Dole, pensai che tutto questo lavoro fosse ancora di loro proprietà. Ma conclusi anche che fossero così sollevati nell'essersi liberati di me - specialmente dal momento che il distacco fu amichevole e su mia richiesta, che non avrebbe dato loro fastidio se mi fossi assunto la proprietà degli M e degli E. Così, questo sarebbe stato il mio primo volo da solo, e lo avrei non solo pubblicato dal mio indirizzo di casa da quel momento in poi, ma avrei anche svolto lì tutte le mie ricerche.
I primi esperimenti sui composti mono-etossidi, EMM, MEM ed MME non hanno mostrato alcuna attività mentale. EMM era inattiva ai ventesimi di milligrammo, e ne presi sino a 50 milligrammi, senza conseguire comunque alcun effetto apparente. Anche l'MME si rivelò inattiva ai ventesimi di milligrammo, ma a 40 milligrammi mi diede un più 1.5.
Il vero tesoro si rivelò il MEM, con il gruppo etossido in posizione 4-. Forse, il termine "posizione 4-), che compare ripetutamente in questa storia chimica, sarà ora un po' meno misterioso. Di nuovo, è la posizione sull'anello, dalla parte opposta al resto della grande unione di atomi nella molecola, dove ha luogo l'azione. C'è qualcosa di davvero magico lì, ed è stato con il MEM che questa magia cominciò a farsi evidente. Il MEM era chiaramente attivo a 10 milligrammi. L'attività era solo marginale, ma indubbia.
Poco prima che mezz'ora fosse passata, dopo l'assunzione di 10 milligrammi, cominciai ad avere vertigini, vertigini, e mi dovetti alzare per scaricare un po' di tensione dalle gambe. Dopo circa 15 minuti ero chiaramente intossicato (come fosse etanolo), ma non v'era ansia alcuna. Lieve dilatazione pupillare. Dalle due ore in poi, almeno a quel dosaggio, mi sentii molto in ristrutturazione mentale, ma sembrava non scuotere neppure il minimo disagio fisico. Sapeve di avere un materiale attivo, e che avrei dovuto procedere con cautela.
La prima cosa che feci fu darne una buona scorta al mio amico psichiatra, Paris Mateo, con il quale avevo lavorato con la TMA. Aveva una lunga storia di fruttuosa investigazione nell'utilizzo di droghe psicoattive di vario tipo in terapia. Paris esplorò la MEM con sette pazienti volontari. Riportò l'attività da 10 a 40 milligrammi. Concluse che era certamente più quantitativamente potente della TMA-2, e che innescava un atteggiamento più difensivo della TMA-2 nei suoi pazienti.
Il mio amico e psicolo Terry Major (anch'egli familiare con la TMA), testò il MEM a 20 milligrammi, e riportò il piccolo cronologicamente localizzato attorno alla terza ora, per poi finire verso l'ottava. Gli effetti qualitativi, disse, erano piuttosto psichedelici (colori, intensità visiva, ondeggiamento del campo visivo, euforia emotiva), ma provò anche dei lievi ma reali tremori extrapiramidali.
Questo era chiaramente il composto più attivo tra i mono-etossi. Scrissi una piccola nota in un cui descrissi tutte le otto possibili permutazioni degli M e degli E, e la mandai al Journal of Medical Chemistry. Fu accettata.
Esplorai il MEM con cura nell'area di dose tra i 20 ed i 30 milligrammi, in quegli anni, e lo trovai uno psichedelico impressionante. Nel 1977 arrivai a 60 milligrammi, e non la trovai una droga profonda e di auto-analisi come avevo sperato, almeno non per me. Ero però cosciente di essere un po' insensibile a questo materiale, così consigliai sempre dosaggi tra i 20 ed i 30 milligrammi agli altri esploratori.
Dalla fine del 1977 alla metà degli anni '80 condussi undici esperimenti con il MEM con un totale di nove membri del mio gruppo di ricerca (solitamente in tre o quattro), tutti tra i 25 ed i 50 milligrammi. In generale, trovammo una costante presenza di disagio fisico, forte anoressia (perdita dell'appetito) e frequenti testimonianze di arricchimento dei colori e di fantasie ad occhi chiusi. Il materiale continuava ad essere complesso, nondimeno era piuttosto faticoso. In generale gli effetti cominciano a calare tra la sesta e la decima ora, ma il sonno - anche ore dopo - può rivelare sogni disturbati. Non era granché rilassante per la maggior parte degli sperimentatori.
Abbandonai il MEM nel 1980, decidendo di spendere il mio tempo su altri più interessanti composti, ma non prima di aver avuto un paio di importanti esperienze con questa droga. Uno coinvolse un altro amico psichiatra, che rimase così impressionato nel suo osservare l'apertura e la facilitazione della comunicazione con il MEM, che decise di portarlo nella sua pratica, in un modo molto limitato, usandolo con pazienti che ne potessero ottenere benefici.
L'altro fu un giorno che non dimenticherò mai, un giornato che passai con una donna sulla quarantina inoltrata, Miriam O. Lei aveva avuto poche e poco interessanti esperienze con gli psichedelici, tempo addietro, ma il suo interesse nel lavorare con le droghe psicoattive fu rinvigorito da un'esperienza con l'MDMA. Voleva provare qualcosa di nuovo, ed io le suggerii il MEM. La incontrai a Marin County in un limpido e non troppo freddo mattino di dicembre. Io presi 50 milligrammi e lei ne prese 25. Le chiesi anticipatamente se aveva qualche dubbio in particolare da risolvere, ma disse di no, era solo per andare all'avventura in spazi alterati. Il risultato mi ricordò una buona vecchia massima nel campo degli psichedelici: non esistono esperimenti casuali.
Dopo circa un'ora, gli effetti si facevano sentir bene, tipo più uno e mezzo. Andammo verso il Green Gulch Zen Center appena in tempo per la sessione di meditazione di mezz'ora e per comprare una pagnotta di pane fatto in casa. Quindi, rotta verso Muir Beach e verso un deciso più-tre.
Per un po', fu il momento di teatro. Sam Goldwyn gestiva lo spettacolo, dando istruzioni a Miriam sulla posa e sui gesti, sulle entrate e le uscite, mentre io impersonavo il ruolo del pubblico divertito. Quando ci stancammo di fare film, cominciammo a salire su di una collina che dava la vista sull'Oceano Pacifico, con un'ampia veduta della schiuma sotto di noi. Dopo una breve scalata, ci girammo verso l'oceano e salimmo sopra ad una recinzione spinata. Suggerii di strisciare attraverso e di trovare un posto per sederci e guardare il panorama e parlare.
"Non posso", fu la risposta, "le mie gambe sembrano non funzionare".
Il suo passo era traballante, e una volta raggiunta la recinzione fu evidente che avesse enormi difficoltà ad inserire un piede alzato tra i due gomitoli di filo spinato.
"Ho perso il controllo della mia metà inferiore!"
La aiutai, nonostante la sua apparente inabilità di far funzionare nulla di sé, e raggiungemmo un posto dove sederci, tra la sabbia e l'erba.
"Le mie gambe sono paralizzate", disse, "sono stata avvelentata, e voglio uscirne"
Qualcosa si stava sviluppando, e non sapevo dove si stesse dirigente, ma questa "paralisi" e questo "avvelenamento" erano ovviamente parte di ciò che si stava facendo strada verso la superficie.
"Bene", mi ofrii, in modo piuttosto indifferente, "se davvero vuoi espelle il veleno, concentralo in un punto, e se è abbastanza alto, lo potrai vomitare, e se è abbastanza basso, lo potrai cagare".
"Non sto scherzando", protestò Miriam,, "Sono davvero stata avvelenata, e voglio eliminarlo!"
"Fallo. Ne hai il potere."
Per un minuto, fu il silenzio. Poi lo disse.
"Ci si può provocare il cancro da soli?"
"Sicuramente puoi. Quasi tutti i malati di cancro lo hanno contratto per qualche ragione piuttosto adeguata. Dove è il tuo?"
"Nello stomaco".
Con le sue gambe "paralizzate" stese di fronte a sè, toccò gentilmente il suo stomaco per indicare la posizione del suo nemico. Mi rivelò allora una delle storie più complesse che avessi mai sentito, tutta concentrata sul fatto che aveva avuto cancro allo stomaco per un po', e che portava sempre con sè, nel suo borsellino, una trentina di compresse Dilaudid*, così che se il dolore si fosse fatto troppo intenso, avrebbe potuto interrompere il tutto.
Le chiedi l'unica cosa che mi venne in mente.
"Perché hai bisogno del cancro?"
Fu il crollo di una diga. Si dissolse in lacrime e si lasciò sfuggire il suo segreto.
Molti anni addietro, sua madre aveva sofferto di cancro allo stomaco ed era in tali dolori intrattabili che, finalmente, Miriam ed il suo padrino la soffocarono con un cuscino, liberandola dall'agonia. Era un'adolescente e aveva aiutato ad uccidere sua madre. Mi disse che tutta la sua vita dal quel momento ai suoi venti anni erano immersi in un oblio amnesico.
Piansi con lei.
Più tardi, tornammo sui nostri passi scendendo la collina, reintegrando l'esperienza rivisitando ogni scenario sulla strada che aveva rappresentato una parte della salita della droga, fino a che tornammo al punto in cui l'intero esperimento era iniziato.
Ovviamente, Miriam non aveva un cancro allo stomaco. E non aveva neppure alcun residuo di paralisi alle gambe. Ciò che capii, fu come il dolore represso ed il senso di colpa avevano messo redici nel suo corpo, dando sintomi che erano segnali di qualcosa di scuro che doveva essere esposto ed aperto alla coscienza prima che lei riuscisse, in effetti, a darsi il cancro che aveva sua madre.
Quando parlammo di nuovo, qualche giorno dopo, mi disse - quasi casualmente - di aver gettato via il Dilaudid. Riuscii solo a dire un grazie di cuore.
Sviluppai un profondo rispetto per il MEM.



*Nome commerciale della diidromorfina, un potente analgesico

martedì 30 novembre 2010

Capitolo 7: Il capitano

Era la metà dei '60, e venne il momento di cambiare datore di lavoro.
Avevo lavorato per la Dole Chemical Company per dieci anni; durante quegli anni avevo fatto parecchia strada come chimica, e avevo aggiunto un sacco di parole al mio vocabolario nella lingua della ricerca e delle tecniche di laboratorio. Nonostante ciò, stava divenendo sempre più chiaro che entrambi - la Dole come datrice e io come dipendente - non avevamo più una relazione pacifica.
Nessuno poteva negare che fossi estremamente produttivo. Un flusso continuò di nuove e potenzialmente brevettabili sostanze furono sintetizzate e passate ai processi di controllo biologico. Erano, questi, gli scalini, composti intermediari per il materiale che volevo davvero fare ed esplorare. Ma i prodotti finali in sé, composti che modificavano lievemente il mondo sensoriale del consumatore e forse la sua interpretazione di questo, erano di poco conto. Non che non ci fosse un mercato lì fuori per le droghe psichedeliche; solo, non era il tipo di mercato adatto ad un onesto gigante industriale che creava e manifatturava insetticidi per il mondo agricolo e polimeri per il mondo delle fibre artificiali, così come erbicidi per il mondo militare. Quella era, dopo tutto, il periodo della nostra avventura in Vietnam, e tutte le grandi industrie di tutto il paese erano oggetto di una forte pressione, per dirigere ogni loro energia verso le necessità governative. Le droghe psichedeliche non erano esattamente ciò che aveva in mente Washington.
Dal mio punto di vista, era sempre più chiaro che l'atteggiamento dell'azienda nei confronti del mio lavoro stava passando da incoraggiante a tollerante, cosa che nel tempo - sospettavo - sarebbe divenuta disapprovazione ed eventualmente proibizione categorica. Dal momento che i miei prodotti finali non sembravano avere un valore commerciale, non ci furono restrizioni sulle pubblicazioni, ed in effetti pubblicai, su molte riviste scientifiche di prima categoria, un buon numero di articoli che descrivevano la chimica e l'attività sugli umani delle nuove droghe psichedeliche (le chiamavo ancora psicotomimetiche in quel tempo, essendo quello l'eufemismo scientificamente accettato). Il momento in cui la situazione mi si palesò con chiarezza fu quando mi venne chiesto di non utilizzare più l'indirizzo della Dole sulle mie pubblicazioni. Ciò che io trovavo eccitante e creativo era chiaramente visto dalla dirigenza come qualcosa che avrebbe potuto intaccare l'immagine dell'azienda.
Così cominciai a mettere il mio indirizzo di casa sulle pubblicazioni scientifiche. E, dal momento che questo comportava che le ricerche fossero fatte a casa, mi sembrò una grande idea iniziare a metter su un laboratorio personale, cosa che avevo sognato a lungo. E se avessi dovuto iniziare a fare effettivamente le mie ricerche a casa - pensai - non avrei più lavorato per la Dole, ma per un nuovo datore di lavoro. Me stesso. Sarebbe stata una mossa piuttosto importante. Mi sarei ritirato dalla Dole, come dire che mi stessi auto-assumendo, che è come dire che sarei divenuto un consulente, che è come dire (come ebbi modo di scoprire) che avrei rivestito un ruolo completamente nuovo: scienziato disoccupato.
Lasciai la Dole alla fine del 1966, con tutti i rituali osservati nel caso del ritiro di un dipendente di vecchia data. Ci furono pranzi di addio, colmi di bevande, ci furono certificati di riconoscimento con tante firme, e presumibilmente il cambio di tutti i lucchetti esterni.
Avevo già un buon numero di progetti in testa. Il primo era di ampliare le mie basi educative. Essendo sempre stato un tipo da provetta e fornelletto, sapevo di avere in mano le conoscenze per creare nuovi e affascinanti composti. Ma avevo basi davvero scarse per quanto riguarda la biologia della loro azione. Dal momento che la loro azione aveva per palcoscenico il corpo umano, uno dei miei primi progetti fu di andare alla facoltà di medicina e studiare i dove e i come dei complessi schemi di circuiti nel cervello umano e nel sistema nervoso, avendo tutti un ruolo vitale in queste attività.
Realizzai che se avessi voluto sopravvivere come consulente avrei dovuto acquistare un buon vocabolario in un sacco di campi quali la biologia, la medicina e la psicologia, così mi misi sotto, e ottenni un contributo governativo per pagarmi gli studi. Helen mi supportava completamente; mi diceva di seguire la strada in cui credevo. Lei lavorava come bibliotecaria all'University of California a Berkley, amava quel lavoro e l'indipendenza economica che le garantiva. Tra i miei finanziamenti ed il suo salario, trovammo che saremmo riusciti a farcela con tranquillità per il tempo necessario.
I due anni successivi furono totalmente dedicati al San Francisco campus dell'University of California, e ho imparato ciò che potevo dalla medicina.
Ma c'era anche un altro linguaggio, quello del potere e della politica, che ero destinato ad imparare in un modo totalmente inaspettato. Completai due anni di studi medici, che mi fornirono un infarinatura di tutte le normali funzioni cerebrali dei cavi rossi e verdi, ed ero indeciso se continuare o meno con i successivi due anni (cosa che mi avrebbe dato modo di capire per bene il loro anormale funzionamento) quando la scelta fu, in qualche modo, presa al posto mio.
Ricevetti la proposta di divenire consulente nell'area della ricerca sulle droghe psichedeliche. Veniva da un gentiluomo di cui non avevo mai sentito il nome, che gestiva in proprio un laboratorio analitico in un locale nella San Francisco Peninsula.
La mia prima risposta fu che non avevo particolare interesse ad essere coinvolto nel laboratorio di qualcun altro, facendo ricerche che potevano essere facilmente additabili, in un periodo in cui sembrava che l'intera nazione stesse diventando sempre più divisa contro l'utilizzo ricreazionale delle droghe. Erano ampiamente collegate agli hippie ed ai liberali e ai tipi intellettuali accademici che erano contro la guerra in Sud Asia. Ma quando poi parlai con questa persona, scoprii che il suo ruolo era solo quello di trovatore - quelli ora conosciuti come "cacciatori di teste". Mi disse che era stato assunto da una grossa operazione governativa allo scopo specifico di localizzare scienziati di più discipline come potenziali membri di un gruppo di ricerca per un inusuale progetto di super-importanza.
Mi spiegò, con attenzione: "Ci saranno situazioni nel futuro in cui gli astronauti potranno essere esposti a lunghi periodi di isolamento sensoriale e a tutti i processi mentali che potrebbero accompagnare quel particolare stato. È stato messo in piedi un programma di ricerca mirato a sviluppare sostanze che potrebbero essere utilizzate per preparare questi astronauti che potrebbero essere soggetti a lunghi periodi di deprivazione sensoriale. Insegna loro a svarionare con gli stati alterati di coscienza che potrebbero essere una facile conseguenza di quell'isolamento".
Pose particolare enfasi sul fatto che avrei avuto carta bianca nella scelta della strumentazione, del personale, e nella gestione del mio laboratorio personale. Mi sarebbe interessato mettere su un progetto di ricerca per sviluppare queste sostanze e descrivere la loro attività e magari contribuire addirittura alle modalità dei processi degli esperimenti clinici?
Ad un orso piace cagare tra gli alberi? Sì, sì, sicuramente sì!
Ovviamente, il mio contatto locale, il gentiluomo del laboratorio di fronte al locale, non era la persona che dirigeva questo progetto degli astronauti-fuori-dallo-spazio.
Il grande capo era un Capitano B. Lauder Pinkerton, che era il centro principale di molte differenti branche della ricerca biologica nel più grande laboratorio per la ricerca spaziale, chiamato il San Carlos Aerospace Laboratory, che era sotto contratto con la National Aeronautics and Space Administration, o NASA.
Era in un posto lì vicino, in una cittadina di nome Sunnyvale.




Ancora da correggere:

Il Capitano Pinkerton era molte cose; era un capitano in certe branche dell'esercito, era un funzionario dei servizi segreti in certi settori del governo, forse la NSA (Natrional Security Agency) ed era milionario, grazie ai geni che aveva in comune con l'inventore di un famoso elettrodomestico di successo. Ci conoscemmo, parlammo, e penso di andare sul sicuro dicendo che - all'epoca - avemmo un buon istintivo rispetto reciproco, ma nulla che eccedesse in qualcosa di inappropriato come la fiducia reciproca.
Avendo abboccato all'amo, ero ormai in una nuova area di interazione. Ero ormai un consulente, lanciato con successo verso una nuova carriera.
Nell'Aerospace, ero salutato come la luce brillante delle medicine psicotrope. Ottenni elogi da ogni parte quando, uno dopo l'altro, le persone vennero da me dicendo di aver letto i miei articoli per anni e di pensare che il mio fosse un lavoro importante e affascinante.
Così, mi materializzai all'Aerospace ogni mattina, e iniziai ad ordinare la vetreria e gli strumenti e le cose meccaniche per il nuovo laboratorio, che mi dissero non essere ancora disponibile, ma che lo sarebbe stato a breve, non appena fossero ultimati certi piccoli cambiamenti. Nel frattempo, io esplorai ogni corridoio e camera e laboratorio, conoscento e interagendo con alcuni degli scienziati residenti, la maggior parte dei quali sembrò essere lì da anni. Gradualmente, divenne chiaro come nell'Aerospace ci fossero due mondi completamenti differenti in coesistenza, entrambi sotto la ferma direzione del Capitano Pinkerton.
Uno di questi era il mondo nuovo-laboratorio-spettroscopia-droga-psichedelica-nello-spazio, di cui la maggior parte era ancora da formarsi (ma sicuramente sarebbe avvenuto presto), e questo mondo includeva regolari riunioni settimanali nell'ufficio di Pinkerton per intense, cariche conversazioni su argomenti che erano sempre inaspettati, e talvolta completamente folli.
Mi sarei potuto trovare a parlare della natura e la struttura dell'immaginazione scientifica e come incanalarla. O Pinkerton avrebbe potuto prendere in considerazione il soggetto della telepatia mentale e delle possibilità di influenzare con successo i processi mentali o il comportamento di un altra persona a distanza. Una volta, è stata l'esplorazione del tipo di gioco di ruolo mentale che una persona avrebbe dovuto fare per comprendere la prospettiva e i motivi di qualcun altro, come espresso dal vecchio detto "Serve un ladro per capire un ladro", o un altro vecchio detto (che non conoscevo), "Serve un turco per capire un turco".
Era una situazione ricca e stuzzicante, divertente come imprevedibile, ma in qualche modo non sembrò mai abbastanza appropriata al ruolo che avevo capito avere, quello di organizzatore di un centro di ricerca per la creatività nello sviluppo di droghe psichedeliche, tra gli altri nomi. Ero utilizzato come cassa di risonanza per gli strani voli pindarici di Pinkerton? O stavo venendo messo alla prova nella mia posizione per un qualche tipo di problema etico o morale nascosto tra le righe? Pensai che la cosa più saggia da fare era supportare le idee che esprimeva a meno che non fosse in disaccordo, nel qual caso decisi di tacere.
L'unica cosa di cui ero totalmente sicuro era che il Capitano Pinkerton era un un uomo astuto e intelligente, e che non avevo idea di ciò che stava realmente accadendo.
Ma c'era l'altro mondo da vedere ed esplorare. Un mondo fatto di molti progetti di ricerca in altre aree, che erano già state decise da Pinkerton. Tra queste vi erano progetti arcani, come le dinamiche delle membrane nere, e gli studi sull'influenza della gravità sulla crescita delle piante, la relazione tra i campi magnetici e la barriera emato-encefalica, e gli effetti delle radiazioni sulla fertilità. Erano tutti studi intriganti, ed erano tutti seguiti in laboratori ben equipaggiati da scienziati estremamente competenti. Ma mi sentivo come a casa di un vecchio. C'era attività, ma anche un grande senso di disinteresse. L'eccellente qualità del lavoro era ovvia, ma quando andavo a pranzo con qualcuno di questi grandi scienziati residenti, il dialogo sarebbe stato su cose come il pensionamento imminente. Non c'era eccitazione; solo un senso di stanchezza. Notevole, pensai; tutto ciò sotto lo stesso comando del progetto psichedelico?
La vetreria e l'apparecchiatura del laboratorio tardava ad arrivare, mi dissero, e non era ancora molto chiaro dove sarebbe stato ubicato il mio laboratorio, ma tutto sarebbe stato presto risolto. Sii paziente, mi dissero. Feci qualche pesperimento con il materiale disponibile negli altri laboratori, e mi tenni occupato.
Alcuni mesi dopo la mia assunzione all'Aerospace, fui invitato a casa di Pinkerton, nella ricca periferia di Santa Maria, per una cena con lui, sua moglie e un tale che, a quanto capii, era il suo "accettabile" figlio, un ragazzo nella tarda adolescenza. Ma accadde che, quel preciso pomeriggio, il suo altro figlio - il ventenne-hippie-drogatello che è stato cacciato di casa e diseredato - avesse deciso di far visita (Lui stesso mi disse, molti anni dopo, che non fu affatto accidentale; aveva sentito di me e aveva deciso di vedere come stessero le cose in prima persona).
Capitò anche che era un eccellente giocatore di Pink-Pong, e fui informato che sconfiggeva puntualmente suo padre (pare che il padre trovasse la cosa intollerabile) e con una certa fortuna mi capitò di battere suo figlio con servizi solo marginalmente consentiti dal regolamento. Quindi, fu stabilita una dissimetria tra Pinkerton e me dalla conclusione che avrei potuto probabilmente batterlo a ping-pong (cosa comunque mai testata). Sono sicuro che tutto ciò fu completamente casuale, rispetto alla piega che presto prese la nostra relazione, ciononostante la memoria di quel pomeriggio persiste tuttora.
Entro fine settimana fui chiamato nell'ufficio di un socio amministrativo di Pinkerton, che fu cordiale e amichevole con me e con cui evvi molte conversazioni energiche. Mi disse di aver avuto il compito di controllare chiunque fosse coinvolto come consulente in uno qualunque dei progetti di ricerca del Capitano per qualche sorta di autorizzazioni segrete. Il livello di autorizzazione aveva un colore o una lettera allegata, non ricordo quale delle due. Apparentemente (così mi dissero), ero l'unico di tutte le persone al momento impiegate all'Aerospace a non averlo ancora ricevuto.
L'autorizzazione mi avrebbe dato accesso a tutte le ricerche collegate con la mia già compiute. Ma era chiaro che il mio accesso a questi tesori sconosciuti mi sarebbe stato dato in cambio di un simile permesso di classificare e controllare ogni mio pensiero personale e processo creativo. Sapevo anche che un'autorizzazione di sicurezza costringe ad un assoluto silenzio per il resto della vita su qualunque cosa una persona avesse visto, sentito o vissuto durante il periodo di dipendenza dall'agenzia governativa. Non avevo scelta. Declinai l'offerta.
In pochi giorni fui gentilmente informato che non ero più parte del gruppo di ricerca.
Nei mesi a seguire mantenni contatti con alcuni degli altri scienziati conosciuti all'Aerospace, e scoprii eventualmente che i fondi per gli studi psichedelici disponibili dalla NASA venivano più probabilmente dal Dipartimento di Difesa, nonostante nessuno ne avesse prova certa, ovviamente. Retrospettivamente, capisco come buona parte della ricerca in corso potesse benissimo essere di interesse per affari militari e di guerra chimica.
Cominciai anche a capire perché il laboratorio promesso, la vetreria e l'apparecchiatura - per non parlare degli astronauti - non si materializzarono mai. Qualunque cosa Pinkerton abbia pensato che avrei potuto dare alla ricerca - o aggiungere al suo lustro personale - è stato prima imballato con cura, sigillato e assicurato con le funi chiamate Segreto e Di Stato.
Me ne andai con domande tuttora insoddisfatte, e che forse mai avranno risposta. Il Capitano Pinkertom era un reclutatore di menti scientifica per quelle che credeva essere necessità patriottiche? Era un moderno Machiavelli con una qualche agenda personale che aveva deciso di non condividere con nessuno? Forse era solo un collezionista egoisto di persone interessanti e piene di colore, come un amante di arte con 5 Van Gogh nella sua galleria personale, dove nessun altro può vederli.
Ad ogni modo, ero fuori dai San Carlos Aerospace Laboratories, così come ero fuori dal mondo accademico. Per fortuna, avevo continuato a metter su e ad utilizzare il mio laboratorio privato, al tempo di Sunnyvale, e così fu lanciato il mio dado; ero ora ufficialmente un consulente scientifico, e avrei fatto qualunque cosa per sopravvivere in quel ruolo.

mercoledì 17 novembre 2010

Capitolo 6: MMDA


Avevo un po' di cose che progettavo di fare in Francia. Volevo imparare la lingua, volevo liberare mio padre dal suo dolore per la recente perdita di mia madre e, soprattutto, volevo mettere un gruppo metilene diossido al posto dei due gruppi metossido nella TMA.
I tre gruppi metossido della mescalina e della TMA hanno degli atomi di ossigeno al di fuori dell'anello benzenico, isolati come isole. Non sono interconnessi. Se due di questi fossero stati collegati da un ponte, ci sarebbe stato un leggero cambiamento nella geometria della molecola. Il nome dell'analogo provvisto di questo ponte sarebbe MMDA.
Tutto questo mi ha portato alla noce moscata. Alla Dole, avendo sperimentato l'efficacia della TMA, ho iniziato una ricerca in cataloghi, libri, mensole, piante, per qualunque cosa che vi assomigliasse e che potesse indicarmi la strada per il prossimo passo. Ho trovato nella letteratura qualche accenno ad un intrigante composto chiamato elemicina. Era un olio essenziale (un termine nuovo per me), di una grande classe di composti responsabili del sapore (essenza) di molti cibi. Così, la piante parvero essere la strada da prendere.
L'elemicina sembrava (in senso strutturale) pressoché identica alla TMA. Attraverso la magia della lavagna e del gesso, potevo aggiungere una molecola di azoto ad una molecola di elemicina per ottenere la TMA. E se poteva essere fatto su una lavagna, forse poteva essere fatto nel fegato. Mi sono chiesto se non ci fosse nessun riferimento, o almeno congettura, di una attività psicoattiva dell'elemicina.
Sono seguiti poi giorni di eccitante ricerca nelle pubblicazioni letterarie, durante i quali ho imparato un sacco di cose sull'intrigante mondo degli oli essenziali. Erano ovunque, strutture meravigliose disponibili in spezie e piante simili, con nomi che spesso si riferivano alla loro orifine. Elemicina, apiolo, dillapiolo, safrolo, 4-(1-propenil)-fenolo, miristicina, croweacina, asarone, e così via. Un tesoro di oscura, inaspettata magica chimica, ormai perfettamente matura per essere esplorata e sfruttata.
Così, nonostante non riuscissi a trovare alcuna specifica referenza ad una psicofarmacologia dell'elemicina, è una delle maggiori componenti della noce moscata, e c'era una letteratura aneddotale sulla noce moscata. È stata usata per qualunque scopo, dall'indurre l'aborto e riportare le mestruazioni, a tentati suicidi, o anche curare le calvizie. E bingo! Aveva anche una certa reputazione di intossicante.
Apparentemente, la noce moscata è stata utilizzata come "narcotico da cucina", nelle prigioni e qualche testimonianza medica sparsa ne riportava effetti di ebbrezza e di disordini psichici. Contiene elemicina, strutturalmente quasi identica alla TMA. Cosa altro ci sarebbe potuto essere nella noce moscata che avesse potuto causare, o contribuire, alla sua reputazione popolare? Ho cercato una risposta nell'immediato acquisto di cinque kili di olio di noce moscata di alta qualità, poi fare una distillazione frazionata con un ottimo distillatore, ottenendo un frazionamento in tre parti. Che tesoro di composti! In effetti, molti di loro non erano mai stati osservati nell'estratto di questa pianta, prima di allora.
Il composto più presente era la miristicina, un parente stretto dell'elemicina. Se qualcuno avesse potuto semplicemente mischiare ammoniaca per uso casalingo con l'elemicina per convertirla nella strana e impegnativa TMA (almeno in teoria), allora un'unione simile tra ammoniaca e miristicina avrebbe potuto portare ad una base sconosciuta, 3-metossi-4,5-metilenediossianfetamina, o MMDA.
All'inizio credevo che la sintesi dell'MMDA sarebbe stata facile e immediata. Avrei solo dovuto prendere la giusta aldeide da cui cominciare, la miristicinaldeide, e seguire le procedure standard. Che è un qualcosa come la famosa ricetta per la zuppa di ippopotamo: prendi un ippopotamo maturo e segui le procedure standard. Non c'è alcun modo ovvio di afferrare un ippopotamo, e stavo per scoprire che un problema simile si sarebbe presentato con la miristicinaldeide. Semplicemente non era disponibile, ed era straordinariamente difficile da fare. Ma ero totalmente determinato a fare l'MMDA, scoprire se fosse attiva e, se così fosse stato, che azione avesse.
L'arrivo in Francia, per una permanenza di un anno, può essere qualcosa di traumatico anche se si hanno prenotazioni, sistemazioni e posti dove andare e gente da contattare. In questo caso, non c'era alcun tipo di piano. Noi (mia moglie Helen, mio figlio Theo e il mio dolorante padre) trovammo il modo a Londra di prendere una nuova Volkswagen (questo riuscimmo a procurarci), mettere tutte le nostre cose sul tettuccio e dirigerci verso La Manica. L'oltrepassammo, su un traghetto notturno, per poi scendere ruggendo a sud, arrivando a Parigi il giorno successivo.
Quindi, lì eravamo, senza un posto dove andare e nessuna persona da contattare. Trovammo un ufficio American Express vicino l'Opera, e non c'era alcun messaggio per noi. Ma, in effetti, non ce ne aspettavamo nessuno. Ovviamente, avremmo dovuto passare l'anno da qualche parte, ma il problema più immediato era dove passare una notte mentre avremmo cercato un posto per passare l'anno.
Era già tardo pomeriggio. Ricordavo vagamente della presenza di qualche buon albergo dalle parti di St. Germain des Pres, e trovammo una stanza al quinto piano all'Hotel aux Deux Continents. Sul tettuccio della Volkswagen avevamo un'enorme scatola da tè e tre valige, che contenevano tutte le nostre necessità per l'anno. Riuscii a far capire al manager dell'albergo che mio padre aveva un cuore estremamente debole (la necessità è la madre di tante piccole frottole) e che camminare fino al quinto piano, per poi scendere, sarebbe stato un peso enorme per lui. E sicuramente portare i bagagli al quinto piano sarebbe stato ancora più rischioso. Il manager, quindi, scoprì di una camera al piano terra che, per fortuna, aveva una grande finestra che dava sulla strada, così che potemmo passare tutti i bagagli dal marciapiede direttamente dentro, e fermarci lì sin quando non avremmo trovato un appartamento.
Ci si palesò velocemente la completa assenza di appartamenti in affitto al centro di Parigi, quindi ci stabilimmo definitivamente nella periferia di Meudon. Mi misi immediatamente alla ricerca della miristicinaldeide e di un laboratorio dove avrei potuto convertirla in MMDA. Scoprii così che la Francia aveva una struttura completamente diversa da quella americana, per quanto riguarda le posizioni accademiche. Non si poteva semplicemente entrare in un università e dire "Io sono io, e vorrei conoscere te". Tutte le porte erano chiuse e nessuno rispondeva al telefono. Bisognava passare dalle vie ufficiali.
Riuscii ad entrare in quel mondo al Pasteur Institute, quando conobbi un ricercatore statunitense in visita da un anno. In quel tempo, aveva capito piuttosto bene come funzionava. Il consiglio che mi diede fu "Spendi qualche giorno a presentarti a persone che potrebbero voler conoscerti. Comincia dal livello più basso, per poi salire". Così facemmo, e ci volle un sacco di pazienza.
Intanto, mi presentò un po' di suoi colleghi. Mi disse che uno di loro avrebbe provato a migliorare la sua in qualche modo prestigiosa posizione nella comunità scientifica presentandomi ad uno dei suoi colleghi.
Il mio ricercatore mi aveva avvisato: ignora chiunque altro, incluso il presunto presentatore, e lascia che le persone di un qualche alto livello ti portino nel giro delle loro conoscenze. Dopo qualche conoscenza di un paio di giorni, sarei salito nuovamente di un livello. Ignora i precedenti, e segui le nuove Persone Molto Importanti.
Era un'affascinante struttura sociale e mi fruttò, in un paio di settimane, un incontro con il Dr. Richard Sett, che aveva un suo laboratorio associato con la Sorbona. A differenza del mio, aveva anche dello spazio extra per le visite. Aveva una meravigliosa comprensione delle persone che volevano ricercare in nuovi campi. Viveva a Gif-sur-Yvette, fuori da Parigi, ma comunque parte della Sorbona, e avevo ora un luogo per investigare sulla mia nuova ossessione, MMDA.
Quasi immediatamente feci la sconvolgente scoperta che la miristicinaldeide era disponibile da un fornitore di prodotti chimici a Parigi. Piazzai un ordine urgente per 100 grammi e fui piacevolmente sorpreso di averla tra le mani nel giro di una settimana. Ma anche la lingua francese era piena di sorprese, come divenne chiaro quando scoprii che i termini miristicinaldeide e miristaldeide erano interscambiabili in Francia. Mi ritrovavo quindi con un composto che non aveva nulla a che fare con l'MMDA. Mi fu totalmente inutile.
Il tempo investito non fece avanzare la ricerca nell'MMDA di un passo, così investii il resto dell'anno nel progetto chimico preferito del Dr. Sett, le reazioni organiche del cesio elementale. E conducemmo simili intensive investigazioni nel comparare il valore di tutti i locali vini e paté in un raggio di venti miglia attorno Gir-sur-Yvette.
A metà circa della nostra permanenza morì il pare di Helen, e lei dovette ritornare negli Stati Uniti. Theo e mio padre, approfittando dell'età di mio figlio che, dodicenne, gli consentiva di avere ancora biglietti a metà prezzo, tornarono anch'essi in America, facendo il giro lungo - attorno al mondo- su un'altra nave della P & O, la Canberra. Mi ritrovai ad avere l'ineguagliabile esperienza di farmi una vita in lingua francese. Ne sono uscito intatto, sono tornato negli U.S.A. e alla mia posizione di ricercatore alla Dole Chemical Company.
Decisi di usare la noce moscata come materiale di partenza, e tutto andò benissimo. Ottenni la mia miristicina dall'olio naturale, e la sua conversione all'MMDA avvenna senza traumi.
L'MMDA era un composto davvero affascinante. Non aveva le campane, i canti di sirena e il dramma della mescalina, ma era considerevolmente più benigna. Fu (pensai allora) la mia prima, vera scoperta, e mi sono mosso con molta cautela con questa nel mio piccolo gruppo di colleghi.
La prima descrizione interessante dei suoi effetti venne fatta da un mio caro, caro amico, un poeta che assunse circa 160 milligrammi oralmente, con un gruppo di amici, e mi mandò questo resoconto:

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MMDA / Alterazione in Miniatura

Uso la parola miniatura nello stesso senso che potrei usare per descrivere un pezzo del pianista jazz Bud Powell.

Paragonare una piano sonata di Beethoven con Autumn in New York suonata da Powell è come paragonare la mescalina all'MMDA. L'MMDA è come una miniatura - c'è tutto, ma in quantità e durata inferiori.

L'MMDA porta all'uscio dell'Universo Olimpico della mancanza del tempo e delle radiazioni apparenti del mondo organico ed inorganico. La reale durata dell'alterazione è circa un ora e mezza due ore.
Invece dell'interruzione del tempo tipica di mescalina e psilocibina, c'è una sorta di mancanza totale di tempo durante la prima ora di quasi-malessere del viaggio. C'è una sensazione di stupefazione maggiore rispetto ad altre alterazioni.

Salendo in macchina sulle colline di Berkley, sono stato colto da una terribile paura. È durata solo qualche minuto - ma non importa nella mancanza di tempo quanto duri il panico - era eterno. Ho guardato, verso la parte erbosa della collina, il marrone e argentato manto di erba morta. Nella distesa del campo potevo vedere ogni singola lama d'erba luccicare e il trilione di lame marrone-argento frullate insieme in una grossa pelliccia tremolante. Molto più in là c'era il panorama di una nebbiosa Berkley e Oakland e la baia. Tutto cominciò ad apparire nella sua bellezza ed eternità. Pensai di star entrando nell'Universo Olimpico. NON ERO PRONTO PER L'UNIVERSO OLIMPICO. Mi aspettavo un'alterazione tipo quella della marijuana. Ho realizzato che, ad entrare nell'Olimpo, non mi ero ancora rimesso a sufficienza dalla scorsa esperienza per mantenermi integro.

Un'onda di calore mi ha investito i genitali ed è salito verso lo stomaco. Ho sperimentato una agonizzante e perfetta paura. Volevo chiedere agli altri di tornare indietro per prendere della torazina. Non riuscivo a parlare. La macchina fece una curva a gomito, donandomi un'altra visuale dell'erba-pelliccia argento-marrone e della vasta non voluta ampiezza della visuale.

Improvvisamente stavo combattendo con 'Capitan Zero' - intendo la totalità disordinata e assetata di eternità della coscienza che non è più mammifera nella natura, bensì un ordine di molecole e materia inerte! Decisi che tutto ciò che potessi fare era assecondarlo - lasciare che lo Zero prendesse il sopravvento, ma allora ero sicuro che non sarei tornato indietro. Ho tentato di trattenere l'effetto, realizzando poi che così facendo mi sarei gravemente danneggiato. Ho poi provato ad alzarmi al di sopra di ogni alterazione, e controllarla. In tutto, avrò tentato forse quindici o venti perlopiù indescrivibili metodi per controllare l'effetto o fuggirne.

In questo tempo ho creduto di andare in pezzi e che non avrei mai più avuto la possibilità di tornare nel mondo-umano. La mia interiorità stava divenendo pazza e la mia mente cosciente sembrava essere l'unica forza che mi teneva insieme. Ad un certo punto sono riuscito a chiedere come era stato scelto il dosaggio. Fui rassicurato dal paragone con il dosaggio della mescalina. Per un momento ho realizzato che sarei potuto rimanere in quello stato di terrore per tre ore. Poi il mio essere e la mia mente andarono fuori di testa. Gesù, non potevo entrare nell'Olimpo di nuovo.

Quando la macchina si fermò, avevo ripreso il controllo e l'eccitamento della coscienza molecolare si era dissipato. Il numero di soluzioni e di ordinari poteri animali tentati mi avevano dato il controllo. Ho scoperto l'improvviso ritorno alla sicurezza con gli allucinogeni. Penso che nessun metodo tentato abbia funzionato - ma il numero di possibilità mi ha rassicurato sulla possibilità di controllare me stesso, financo nell'Olimpo.

Dissi agli altri cosa mi era successo e mi sono sentito come se potessi godere un po' di quella giornata, e in un momento ho percepito la gioia del sollievo. (Curiosamente, nessuno degli altri partecipanti si è avvicinato all'Universo Olimpico durante il viaggio. Attribuisco questo mio averne toccato il corpo alla predisposizione chimica del mio corpo, acquisita con altri esperimenti con peyote e psilocibina)

Continuando sul sentiero sulla polvere marrone dorata ho visto delle impronte di uccelli, scarpe da tennis, e piedi nudi. La natura spaventosa di tracce ed artefatti cominciò a sopraffarmi. Mentre camminavo, ho tentato di isolarmi dal panorama. Alla mia destra c'era un panorama onirico, con centinaia di miglia quadrate di città incantate e la realtà sognante della nebbia versata sopra di loro dalla baia. Non ero interessato e mi importava solo di mantenermi insieme senza tornare indietro ad incontrare Capitan Zero.

La breve, eterna camminata verso la cima ci affaticò molto e cademmo al suolo tra un gruppetto di alberi. Volevo ancora che l'esperienza finisse, per tornare ai significati degli amori e delle realtà quotidiaei. Mi ero regolato in modo da riuscire a percepirli attraverso l'alterazione. I miei compagni chiusero gli occhi e cominciarono ad avere dei film mentali. (Prima i miei occhi erano stati costretti a chiudersi molte volte dall'euforico piacere delle allucinazioni). Ora tenevo i miei occhi aperti, e non volevo alcun film mentale o visione. Quando chiudevo i miei occhi, per sperimentare, vedevo solo gloriosa e piacevole oscurità.

Parlammo in maniera sconnessa e assonnata e realizzai che potevo vedere tramite gli occhi dei miei compagni. Loro vedevano la cruda realtà esattamente come la vedevo io. Volevo parlare a Terry per scoprire chi lui fosse. Ma parlare era troppo difficile. I miei occhi cominciavano a chiudersi di nuovo, con stanchezza e piacere.

Quando accendevo le sigarette, non riuscito a sentirmi le labbra per bene, essendo molto intorpidite. I fiammiferi continuavano a spegnersi in un vento che non era forte abbastanza da spegnerli. Barcollavamo, camminando.

Siamo rimasti in un piccolo gruppo di alberi. Mi sono seduto per un po', poi mi sono alzato e seduto in un altro posto. Poi mi sono alzato di nuovo ecc.

Eccetto per le sensazioni visive che erano vicine a quella della mescalina o della psilocibina in quanto a visione e chiarezza, mi sembrava di essere lontano dalle mie sensazioni e di star vivendo in una sorta di senso di iperlucidità - un paradosso piacevole.

Mi sono sdraiato e ho chiuso i miei occhi e ho praticato l'innalzamento della divina Kundalini (il Potere Serpente) dal chakra di base attraverso tutto il corpo. Sono riuscito a far alzare il potere, per la prima volta, fargli passare le spalle e farlo arrivare sino alla mia testa. Ho realizzato, appena l'ho fatto, che non stavo alzando davvero il Potere Serpente ma stavo piuttosto pulendo i canali nervosi. Ad ogni modo, ho raggiunto un'immagine grigia e lucida di tutti i miei centri chakra. Fu una bella sensazione.

L'aria chiara cristallina ha dato un colore verde nitido e luminoso alle sempreverdi. Guardare gli alberi, o le foglie delle piante, era come una leggera alterazione da mescalina. Gli abeti divennero vivi, verdi, sculture moderne di una bestia rococò indiana - come se lo scultore Lipschitz avesse lavorato a tutti i contorni.

Il senso di malessere cominciò a finire e la sonnolenza con lui.

Sono andato verso un boschetto di querce, raggiungendo gli altri membri del gruppo. Ero colpito dall'assoluta e superba bellezza e chiarezza delle persone e degli alberi e dell'aria e della musica che usciva da una radiolina. Mi sono sentito vicino ad un bambino e ho ammirato la loro bellezza. In quel momento ho realizzato che ero semplicemente seduto, godendomi un pomeriggio di domenica nella sua totale piacevolezza. Normalmente mi sarei annoiato, senza altro da fare. Le due ore seguenti divennero un piacevole e bellissimo picnic. La discesa fu brusca ma non spiacevole. Ero pronto. Il tempo passò con celere rapidità per il resto del giorno. Le due ore volarono. Più tardi quella notte sono stato tenuto sveglio per mezzora da film mentali - piccoli coccodrilli che correvano attraversando strade polverose sotto riflettori nell'oscurità, magici alberi sempreverdi che svanivano dentro e fuori la realtà, e sequenze aneddotali di visioni mentali.

UN'OSCURA NOTA A PIÈ DI PAGINA
Una settimana dopo aver preso l'MMDA mi sono svegliato nel mezzo della notte e nello svegliarmi ho sentito che non ci sarebbe stata alcuna realtà ma solo nulla. Ero terrorizzato e sono scattato in piedi come una saetta sul letto aprendo i miei occhi istantaneamente.

Shelley dice:

Non alzare il velo dipinto che quelli che vivono
Chiamano vita; per quanto rappresentate vi siano
forme irreali, e finto vi sia tutto ciò che vorremmo
credere, in colori oziosamente diffusi - dietro, vi sono
in agguato Paura e Speranza, Destini gemelli; che sempre
tessono le loro ombre, sopra l'abisso, cieco e desolato.*


Lift not the painted veil wich those who live
Call life; though unreal shapes be pictured there,
And it but mimic all we would believe
With colors idly spread - behind, lurk Fear
And Hope, twin Destinies; who ever weave
Their shadows, o'er the chasm, slightless and drear*

Il risveglio avuto fu sicuramente una reazione all'MMDA. Ieri parlavo con un uomo che una volta prese troppo LSD. Ho tentato di evitare l'argomento allucinogeni ma era insistente. Descrivendo alcuni stati post-allucinatori di estrema ansia riguardo la natura della realtà, l'uomo ha iniziato a dimenarsi sulla sedia, contrarre i pugni, e aveva temporaneamente perso la facoltà di parlare. Ero stato in quella condizione. Parlandone con Sam, lui ha rapportato la cosa ad uno stato di ansia e cercato di farmi notare come non fosse solo collegato agli allucinogeni, anzi, è uno stato non così raro anche per persone che non avessero mai preso nulla.

Sam attribuisce questo stato ad una salita di materiale inconscio alla superficie.

La spiegazione sembra corretta e vera abbastanza - un nome come qualunque altro per ciò che succede. Ciò che non chiarisce sono le intuizioni avute che si rafforzavano e contraddicevano a vicenda. Sono a conoscenza di due sensazioni: che il 'materiale' non è di natura psicologicamente repressa in senso freuidiano-reichiano, e che si ha a che fare con un altro tipo di 'materiale'. L'altro tipo è quello della coscienza a livello molecolare. Intendo una parte di noi stessi più collegata ad una coscienza filosofica dei ricci di mare e delle spugne - che non sono spinti da altro che i loro desideri e la fame e la coscienza dei loro movimenti e necessità - che sono una parte reale e cosciente dell'universo fisico e la reale essenza del loro protoplasma nel 'Flusso della Vita'. Sarebbe interessante se ciò che chiamiamo con certezza 'Inconscio' si rivelasse in realtà composto da una o più parti immensamente separate, che sono comunemente inaccessibili.

Non sto dicendo questo per ribadire di essermi trovato faccia a faccia con la coscienza molecolare sotto MMDA. Ero troppo spaventato per essere definito in alcun modo, pensandoci tuttora due settimane dopo.

Ma sono intuitivamente sicuro che stiamo incontrando due aree sconosciute - sia le repressioni che la coscienza molecolare-filosofica-Universale. Ho la forte sensazione che la seconda di queste dovrebbe essere lasciata inesplorata sia dagli psichiatri che dagli investigatori occasionali.
Abbiamo a che fare con delle strutture che dovrebbero rimanere sconosciute, in quanto sono conosciute dall'essere. A meno che lo sperimentatore sia conscio del rischio e proceda lentamente in una cauta investigazione

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Questo resoconto fu un tesoro per me, in quanto mi diede un'articolata e inconfondibile verifica "esterna" dell'effettivo potenziale psichedelico dell'MMDA.
Era (almeno, per quel tempo) una droga di potenza mai vista prima, e provava che non era solo la mescalina ad avere una certa complessità psicologica. Posseggo resoconti personali da forse un'altra mezza dozzina di soggetti che ne hanno esplorato gli effetti da 160 a 200 milligrammi, e lo psichiatra C. Naranjo ha dedicato quasi un quarto del suo libro, "The Healing Journey" alle sue esperienze cliniche con l'MMDA.
Ma la storia dell'MMDA si chiude con una toccante nota di tristezza. Seppi che lo psicofarmacologo famoso in tutto il mondo Gordon Alles (lo scopritore dell'azione dell'anfetamina e dell'MDA) aveva seguito i miei stessi ragionamenti, e aveva lavorato indipendentemente sulla noce moscata, sintetizzando l'MMDA. Gli aveva anche dato le stesse iniziale che gli diedi io, sperimentandone e scoprendone gli effetti su sé stesso. Fu con gioiosa trepidazione che fissammo un appuntamento per incontrarci e parlare di tanti interessi che, ero sicuro, avevamo in comune.
Un mese prima del nostro appuntamento, seppi della sua inaspettata e tragica morte, apparentemente per complicazioni diabetiche.Essendovi tra i suoi risultati non solo un entustiastico interesse sulla sperimentazione su sé stesso, ma anche un'ampia reputazione di esperto di insulina, ho riflettuto (senza concluder nulla) su cosa potesse star testando in quel periodo. Contattai il suo studente graduato, ma non ne aveva idea, e cominciai a temere che non l'avrei mai saputo nemmeno io. Attraverso il medico privato di famiglia, feci alla vedova l'offerta di organizzare e pubblicare i suoi appunti di ricerca in un volume commemorativo a suo nome, ma i miei sforzi vennero respinti. Temo che tutte le idee e le osservazioni che fece non verranno mai scoperte. Considero la sua morte come una dolorosa perdita personale, nonostante non lo abbia mai incontrato.





*Da una poesia di Percy Bysshe Shelley, Lift not that painted veil

Non sollevare quel velo dipinto, che quelli che vivono
chiamano vita: per quanto forme irreali vi siano
rappresentate, e tutto quello che vorremmo credere
vi sia limitato a colori capricciosamente,
dietro stanno in agguato Paura e Speranza,
destini gemelli, che tessono l'ombre in eterno
sopra l'abitto cieco e desolato [N.d.T.]



martedì 16 novembre 2010

Capitolo 5: Blackwood Arsenal

Fu verso il 1960 che conobbi un brillante neurologo, Harry Bush, che era completamente ammaliato dai licheni, e aveva investito un mucchio energie nella loro identificazione e caratterizzazione. Da lui imparai molto sulla simbiosi tra alghe e funghi, e imparai che alcune delle sostanze contenuti nei licheni potevano essere facilmente portate a reagire con certi oli essenziali di origine naturale, per creare un tetraidrocannabilo sintetico, o THC (il principio attivo della marijuana). Fu una bella soddisfazione per me, oltre che una cosa piuttosto divertente, sapere che andando in giro per un parco e mischiando un estratto di una scheggia staccata da un grande sasso con qualche buccia d'arancia dalla spazzatura più vicina, in presenza di ossicloruro di fosforo (quello ce lo si deve portare da casa), e infine mettendo il prodotto pulito su una cartina e fumandolo in una sorta di sigaretta, si sarebbe potuto produrre un fumo potenzialmente psicoattivo.
Tutto questo mi portò ad un sacco di ricerche letterarie e un po' di perdita di tempo con la chimica (lavoravo ancora alla Dole), ed è stato così che mi si aprì il meraviglioso mondo dei prodotti vegetali. Ero già a conoscenza di potenti composti alcalini conosciuti come alcaloidi. Questi prodotti contenenti azoto sono di solito i responsabili dell'azione biologica della pianta. Droghe come la nicotina, la stricnina e la chinina sono famose, e anche l'area psichedelica è ben rappresentata da indoli come la DMT, la 5-metossido-DMT, la psilocina, la psilocibina e la nostra feniletilammina archetipale, la mescalina. Ma cominciai ad apprezzare le altre famiglie, composti solitamente neutrali ed inattivi, ma con un buon odore e che erano potenzialmente un buon materiale da cui partire per sintesi chimiche. C'erano terpeni, che sono l'odore aspro delle conifere e della canfora. E c'erano i magnifici oli essenziali, che sono l'odore degli armadietti delle spezie; l'olio di noce moscata, di chiodi di garofano, prezzemolo, aneto e apiolo. E così via. Questa collezione di sostanze, così poco studiata, si è dimostrata una fonte infinita di idee nell'area psichedelica.
Poi, tre cose accaddero in rapida sequenza. Prima di tutto (e interesserà alla maggior parte delle persone che si dilettano con la chimica), migliorai la strategia lichene/buccia d'arancia trovando che il prodotto di condensazione dal 5-pentil-resorcinolo (che può effettivamente essere isolato da certi licheni che ho raccolto poco a nord di Ottawa) e del 5-metil-cicloesanone (un terpene derivato dalla menta poleggio, una pianta come la menta che si può trovare a profusione vicino Alamogordo nel Nuovo Messico), produce una quantità piuttosto grande di materiale simile al THC. Le basi di questa chimica sono state gettate da Roger Adams, nell'University of Illinois, prima della seconda guerra mondiale.
Lui, e A.R. Todd all'University of Manchster, in Inghilterra, ebbero una forte rivalità nella letteratura chimica per vedere chi riuscisse ad avvicinarsi di più alla duplicazione chimica e all'effetto sugli animali dei princìpi attivi della marijuana. Il culmine del lavoro di Adam fu la preparazione di una mistura di prodotti sintetici che provò, sul modello del suo cane, di essere molte volte più potente della droga naturale. Questo fu chiamato il "composto a nove carboni di Adam" avendo, e la cosa non sorprende, un'unità a nove carboni nella metà terpenica della molecola. Questo punto è qui menzionato solo perché riapparirà più tardi nel racconto. Un fatto interessante è che la struttura precisa del THC era ancora sconosciuta a quel tempo (ed erano passati circa venti anni dalla conclusione del lavoro di Adam).
Secondo, mi accadde di notare come Madre Natura, che ama profondamente gli alcaloidi, avesse un po' cannato nel permettere alla pianta di Cannabis di produrre un composto psicoattivo privo di azoto (il componente necessario ad un alcaloide). Quale sarebbe l'aspetto farmacologico del THC se fosse una feniletilammina? Mi dissi, "Facciamolo!". Quindi mi rinchiusi in biblioteca per iniziare a svelare qualche possibile via per la sintesi.
E, terzo, un gruppo di ricercatori (uomini dalla faccia cauta, vestiti con abiti adatti e cravatta) dal Blackwood Arsenal, il reparto chimico e biologico per le armi chimiche dell'esercito statunitense, visitò la Dole per conoscere alcuni scienziati della compagnia in una sessione di brain-storming. I visitatori avevano avuto dei problemi di sintesi di cui si poteva parlare solo in termini generali, riguardando composti che non potevano essere esplicitamente descritti, essendo segreti di stato, e alcuni di noi presenti non avevano alcun tipo di Nulla Osta Sicurezza [Permesso al trattamento di informazioni riservate, N.d.T.].
Ad ogni modo, il riassunto dei loro problemi fu chiaramente organizzato su una diapositiva che mostrava uno schema di reazione in basso a sinistra dello schermo, che portava al penultimo composto A, e un altro schema in basso a destra che portava al penultimo composto B. Il prodotto (derivato da una reazione di A con B) non era nello schermo, essendo considerato segreto. Le loro domande si concentravano sulle due sequenze mostrate. Qualcuno di noi sarebbe riuscito ad uscirsene con una qualche sgargiante idea per facilitare o meglio sintetizzare A o B?
Idee ne furono lanciate per un po', fino a quando non entrai in uno stato d'animo piuttosto maniacale, e presi del gesso. Dissi, essenzialmente, che nonostante nessuno dei nostri visitatori ci volesse dire perché volessero un modo efficiente di fare A e B, mi sembrava una coincidenza interessante che un semplice accoppiamento di A e B (usando ossicloruro di fosforo, procedura che funzionò così bene su licheni e agrumi) avrebbe sicuramente prodotto il "composto a nove carboni di Adam", che era (nel caso non lo sapessero) circa 512 volte più potente nel test sull'atassia motoria del suo cane rispetto all'analogo del THC che era utilizzato in quel periodo come standard di referenza.
Silenzio.
Continuai - avendo scritto alla lavagna la struttura di questo composto classificato con chiarezza - dicendo che se qualcuno avesse voluto condurre la sintesi proposta nella diapositiva in un modo diverso dall'esplicita procedura descritta da Adam, sarebbe finito con l'avere un miscuglio contenente un totale di otto isomeri. E se una qualunque deviazione fosse stata fatta dalla sintesi originale, la quantità di questi isomeri sarebbe cambiata radicalmente, con il risultato di un'attività biologica che sarebbe potuta essere radicalmente differente da quella osservata da Adam (quella 512 volte più potente).
Il silenzio si fece pesante.
In modo ancora più maniacale, continuai dicendo, per essere completamente scientifico, che questi otto composti sarebbero dovuti essere esplicitamente sintetizzati individualmente, e sarebbero dovuti essere testati separatamente come entità individuali. E, buttandola lì, menzionai che se davvero avessero voluto rimediare alla negligenza della Natura, avrebbero dovuto considerare la possibilità di sintetizzare questo innominabile composto con un atomo di azoto, così da emulare un alcaloide. Così, aggiunsi infine, si otterrebbe una feniletilammina davvero super-potente!
Il silenzio continuò per qualche momento, e quando la conversazione ricominciò, riguardava altri argomenti, e i visitatori tornarono infine nel Maryland.
L'intero incidente fu dimenticato con il trauma che accompagnò l'inaspettata e prematura morte di mia madre, mentre lei e mio padre erano alla loro residenza estiva a Lake Tahoe, in Sierra Nevada. Fu un difficile periodo di transizione per Helen e me, ma chi ne soffrì di più fu Theo, che aveva sviluppato un'intima e vicina relazione con i suoi nonni. Per quanto riguarda mio padre, notai segni di un leggero deterioramento, che lo consumava costantemente sia nello spirito che nella motivazione.
Alla fine dissi Basta! Andiamo tutti in una piccola vacanza, per darci una possibilità di rimetterci in sesto. Dove saremmo dovuti andare? Non aveva importanza, dissi; me ne occuperò io. Così, mio padre mise un paio di calzini puliti e un cambio di biancheria in uno zainetto, e tutti e quattro ci dirigemmo verso San Francisco, con destinazione nota San Diego. In realtà, all'insaputa di mio padre, avevo sigillato la casa e mi ero organizzato per una lunga assenza, presi dei biglietti su di una nave della P&O [compagnia navale anglo-americana, N.d.T.], la Chusan, per un viaggio non solo a San Diego, ma che sarebbe continuato verso Panama, poi Trinidad, Barbados, le isole Canarie, l'Inghilterra, poi verso la Francia, dove ci saremmo fermati per un anno. La vera cura alla malinconia, come nella meravigliosa breve storia di H. H. Munro.
(Il piano andò bene. Mio padre dovette comprarsi un nuovo guardaroba; ristabilì contatti con gli amici slavofoni che non aveva visto per un quarto di secolo; si liberò completamente da ogni scocciatura, riscoprì la sua identità e la sua energia, per poi risposarsi più tardi, aprire un ristorante e vivere altri quindici anni. Ma quella, come si dice, è un altra storia).
Torniamo all'inizio del viaggio. Eravamo ad un giorno da Port-au-Prince, quando il primo uccello del nido di Blackwood Arsenal venne a casa ad appollaiarsi. Erano circa le cinque del mattino, ed Helen ed io eravamo nel pieno del sonno nella nostra scura cabina di lusso sul ponte D, quando bussarono alla porta. Mi alzai e urlai una parola molto brutta; avevo dimenticato di essere su di un letto a castello. E soprattutto, avevo dimenticato di essere sopra, quindi il mio primo passo fu una botta da un metro e venti. Aprii la porta per incontrare, faccia a faccia per la prima volta, il Signor Munoz della stanza radio.
"Ho una comunicazione radio dalla RCA International per lei", disse, passandomela. Trovai una torcia e la lessi. Erano sulle 500 parole da un tal Dr. Frederick Pearsman della A.R.L Company di Cambridge, Mass., che diceva - anzi, pretendeva - che lo chiamassi a suo carico quando fossi arrivato a Trinidad (l'arrivo era previsto per il giorno successivo). Non feci nemmeno in tempo a riprendere sonno, che bussarono nuovamente alla porta. Il Signor Munoz, di nuovo. Diceva che aveva appena ricevuto un'altra comunicazione radio per me, questa volta via ITT o qualcosa del genere, ma non di non preoccuparmi di leggerla in quanto era, parola per parola, identica alla prima. "Va bene, va bene", borbottai, "Ho capito: dovrò fargli una telefonata da Trinidad".
Venne il mattino, e con esso anche Trinidad, insieme a caldo e umidità. Spesi quasi un'ora in una cabina telefonica, parlando a Fred Pearsman della A.R.L.
Il Dr. Pearsman disse qualcosa come "Abbiamo ricevuto l'offerta di farle un contratto, da un gruppo che non possiamo identificare, per sintetizzare una feniletilammina contenente azoto analoga alla THC. Arriverà a Londra a questa e questa ora questo giorno (era preciso al minuto) e la preghiamo di inviarci una procedura completa della sintesi appena arriverà, inviandocela per posta aerea speciale. Ci arriverà giusto in tempo per quel che ci serve".
"Ma", protestai, "sono a bordo di una linea di lusso, e qui il libro a cui fare riferimento più recente è un edizione di Roget's Thesaurus del 1894!"
"Allora la scriva a memoria", disse, e questo fu quanto. Non posso descrivere cosa possano fare alle difese razionali di una persona quaranta minuti in una cabina telefonica con il 90% di umidità e 35 gradi di temperatura. Quindi, per il resto del viaggio attraverso l'Oceano Atlantico tentai di ricordare, con quel poco di memoria fotografica che ho, i testi appropriati di Beilstein e Chemicals Abstracts, e messo giù un diagramma di flusso chimico e una proposta per un analogo feniletilamminico della THC. Fu inviato da Londra ed arrivò alla A.R.L. Company apparentemente in tempo per la proposta di contratto che aveva ottenuto. Dovette essere in qualche modo un successo nel dimostrare un'attività sul SNC, dal momento che il Dr. Pearsman ha lasciato l'A.R.L. per divenire il fondatore di un gruppo di consulenza a Boston che vendeva analoghi del THC contenenti azoto alle industrie, e pare avesse successo.
Il brevetto fu a mio nome, e fu poi venduto alla Simpson Winter Corporation, dalla quale ricevetti un simbolico dollaro; le cose vanno così quando si lavora nell'industria. Non ho mai capito quale fosse la connessione tra la Blackwood Arsenal, l'A.R.L. e Simpson Winter. Non ho nemmeno mai conosciuto l'uomo che ho privatamente soprannominato "Frenetico Freddy", nonostante abbia cercato qualcuno che lo conoscesse tra i partecipanti a molti convegni scientifici, per anni. La sua compagnia ha continuato a crescere, e oggi segue un gran numero di progetti di ricerca nell'area farmaceutica.
Il loro lavoro occasionalmente tocca la molecola del THC con qualche ingegnosa variante, ma una volta aggiunto l'atomo di azoto, si può fare poco altro. Ho poi prodotto qualche altro materiale con le combinazioni di THC-azoto dal mio laboratorio privato, tempo dopo, cosa che mi ha fatto guadagnare un viaggio in Svezia. Ma non ho trovato nulla di interesse psichedelico. Forse la natura non è stata così negligente a lasciarlo fuori. Sospetto che sapesse che non ne valeva la pena, e abbia preferito conservare le energie.
Il resto del viaggio in Europa (il tempo non speso a scrivere una bozza della richiesta governativa) fu speso in sviluppare l'arte di giocare a ping pong su una nave barcollante, e ad imparare gli oscuri riti di iniziazione di tribù africane dal nostro addetto radio, il Signor Munoz, che divenne un interessante e costante compagno di cocktail prima di cena.
Ho perso ogni contatto con il Signor Munoz; non so nemmeno se sia vivo, ora. Le P&O Lines di sicuro non sono sopravvissute.

La ricerca del titolo

Cercando di trovare un nome per il suo libro, l'autore cerca qualcosa che sia l'autore che il lettore possano trovare appropriato e facile da ricordare. Per questo libro, avevo considerato all'inizio qualcosa di più accademico che non autobiografico, come "Feniletilammine Allucinogeniche"[Hallucinogenic Phenethylamines] (difficile da pronunciare o ricordare, a meno che non si abbia qualche base di chimica), non fosse che non solo assomiglia troppo a "Gli allucinogeni"[The Hallucinogens], di Hoffer e Osmond, ma fa uso peraltro di una parola che nè Ann nè io troviamo sia appropriata nel descrivere gli effetti di questi materiali. "Allucinogenico" è probabilmente la più impropria parola utilizzata in questo campo, quindi perché rinforzare ciò che invece troviamo sia una inaccuratezza ed una miscomprensione?
Un titolo come "Le Feniletilammine Psichedeliche"[The Psychedelics Phenethylamines], pure questo dal suono molto accademico, era troppo simile a libri come "Gli Psichedelici"[The psychedelics], di Osmond, o la "Enciclopedia degli psichedelici"[Psychedelics Encyclopedia], di Stafford. Oltre ciò, un libro con la parola "psichedelici" nel titolo avrebbe avuto serie difficoltà ad entrare nelle librerie del Midwest, e meno ancora in quelle russe. In Canada, poi, sarebbe stato impossibile.
Così, quando le parole "Feniletilammine che ho conosciuto e amato"[Phenethylamines I Have Known and Loved] mi vennero in mente, e realizzai che l'acronimo era PIHKAL - che ha un aspetto e un suono decente - mi sono alzato dalla mia scrivania per andare da Ann. Le chiesi "Cosa ti viene in mente quando senti la parola Pihkal?". Lei ripetè "pea-KAHL? Un antica città Maya in Guatemala, ovviamente. Perché?"
"No", risposi, "quella è Tikal. Pihkal era il signore governante di Palenque. Fu sepolto con sei sacrifici umani ed una pila di giada, come sono sicuro che ora ricordi".
"Come mai ho la divertente sensazione che non mi stai dicendo l'assoluta e precisa verità?", chiese Ann, che di solitò credeva implicitamente ad ogni parola che dicevo.
"Hai ragione", dissi, "Mi sono lasciato trasportare per un momento."
Quando le dissi per cosa stava realmente P-I-H-K-A-L, ci ho messo un po' a farle smettere di ridere, e fui finalmente convinto che la mia missione della ricerca di un titolo era finita.

FenilEtilAmmina


Fenil-etil-am(m)ina, n. [Fenil, dal francese phène, dal greco phainein, mostrare (dalla sua presenza in gas luminosi) + etil (etere + il) + ammina dall'olandese ammonia] 1: Un composto di origine naturale trovato sia nel regno animale che vegetale. Componente endogeno del cervello umano. 2: Qualunque serie di composti contenenti il gruppo funzionale feniletilamminico, e modificato da elementi chimici appropriamente posizionati nella molecola.

giovedì 11 novembre 2010

Capitolo 4: TMA

È il 1960. Sono qui, in testa il ricordo ancora drammaticamente preciso dell'esperienza con la mescalina, un ardente desiderio di spiegare a me e al resto dell'umanità la sua profonda azione, e nel mondo ci saranno, al massimo, una dozzina di droghe del genere conosciute. E solo due di queste, la TMA e l'MDA, hanno strutture feniletilaminiche che potrebbero accostarle alla mescalina (in realtà all'epoca ne conoscevo una sola, dal momento che avrei dovuto aspettare due anni per scoprire un libro con una testimonianza dell'MDA).
Quindi c'era un analogo della mescalina conosciuto, e cosa se ne sapeva? La TMA fu sintetizzata per la prima volta 12 anni prima da un chimico di nome P. Hey all'University of Leeds. La sua presentazione letteraria era pura, fredda chimica, ma deve averla provata, dal momento che il gruppo Peretz e Smythies in Canada alludeva nel suo resoconto ad una comunicazione privata del Dr. Hey, che era rimasto impressionato dalle proprietà euforizzanti della TMA.
Negli studi canadesi, la TMA fu somministrata a nove persone in dosaggi variabili tra i 50 e i 100 mg. Trascorsa un'ora, furono notati mal di testa e una leggera nausea di transizione, ovviabili con un pretrattamento a base di dramamina. Dopo due ore si potevano notare, come sintomi della salita, vertigini, aumento nel movimento, nella comunicazione e una leggera perdita di inibizioni. Test successivi, con dosaggi fino a 125mg, sono stati uniti a studi sugli effetti stroboscopici delle "allucinazioni".
Quindi, iniziai da qui. La droga è stata facilmente sintetizzata, e il mio test preliminare riportò risultati molto simili a quelil canadesi. A 140 milligrammi, ebbi modo di vedere tre cari amici avere tre distinte esperienza. Terry Major ebbe un po' di nausea, poi evolutasi in un effetto molto euforico e dinamico. Era infastidito dal chiaccherare degli altri due e si rivolse loro molto bruscamente; le sue parole esatte furono "Per piacere, zitti!". Questa fu l'unica manifestazione di aggressività. Sam Golding non soffrì di nausea, ed ebbe molte allucinazioni geometriche ad occhi chiusi. Verso la quarta ora, divenne molto loquace, e fu il motivo principale principale per la ventata di irritabilità di Terry. Questi periodi di loquacità si alternavano con momenti di intenso fantasticare e fissare il soffitto. La conclusione finale di Sam fu che la droga non fosse completamente piacevole,permettendogli una visione di sé stesso troppo intima. Mi trattenni dal commentare la cosa, per quanto fortemente tentato. Anche Paris Mateo, uno psichiatra, non avvertì alcuna nausea, ma fu poco alterato. Il suo interesse maggiore pare fossero le mie reazioni alle sue reazioni (ero l'osservatore di controllo in questo esperimento, e cercavo di ignorare ogni coinvolgimento personale). Il parere di tutti e tre fu che la potenza degli effetti era quasi il doppio rispetto la mescalina, e che la mescalina fosse migliore.
Circa un mese più tardi, assunsi 225 milligrammi di TMA, preceduti un ora prima da 50 milligrammi di ciclizina (una droga antiemetica). Questo mischiare le droghe è un processo che ho abbandonato da tempo. Se la nausea deve essere parte dell'effetto di una droga, che sia sperimentata e compresa. E quando qualcuno sta esplorando una nuova droga, perché complicare le osservazioni sovrapponendo una seconda droga? Le interazioni droga-droga sono già uno studio complesso di sé.
Avevo due sitter, Helen e il mio vecchio amico Terry Major, di nuovo.
Circa tre quarti d'ora dopo l'ingestione della TMA, provai una certa nausea, ma non durò a lungo. Durante il periodo del picco dell'intossicazione (da, circa, un'ora e mezza fino alle quattro ore) ci fu solo un'esaltazione dei colori, e notai anche molte altre caratteristiche simili alla mescalina. Ci fu un leggero cambio di percezione per quanto riguarda il movimento ed il tempo, ed una perdita di coordinazione fisica. Ma furono il mio comportamento mentale, le mie reazioni e identificazioni con gli stimoli esterni (soprattutto la musica) ad essere la cosa più sorprendente. Leggendo The Joy of Music, di Bernstein [Opera attualmente priva di traduzione in Italiano, N.d.T.], mi sentii, con gran delizia, come se potessi effettivamente sentire ogni frase musicale menzionata, ma Helen sostenne che stavo solo facendo caustici commenti polemici su ciò che leggevo.
Sintonizzai la radio su una stazione musicale, mi rannicchiai e chiusi gli occhi. Il secondo concerto piano di Rachmaninoff mi fornì una struttura a cui potessi appendermi, così da non toccare il suolo, aggrappato ai ben tessuti fili degli arpeggi, annodati agli accordi.
Dopodiché, finita che fu l'irritante pubblicità, fu il turno di un fastidioso e stridente poema musicale, "Slaughter on 10th Avenue", che si dimostrò una pessima scelta, in quanto mi sentivo in qualche modo sociopatico. Helen notò lo sguardo di non-disturbarmi-se-ci-tieni-a-te-stesso sulla mia faccia.
Mi fu offerta una rosa (che sotto mescalina sarebbe stata preziosa e incantevole), e mi fu chiesto se fossi in grado di farle del male. La schiacciai senza esitare. A questo punto, Terry mi chiese se potessi considerare di prendere un po' di tranquillante. La mia reazione fu una mal celata minaccia di gettarlo giù dalle scale se avesse tentato di darmi qualcosa. Non insistette oltre.
Poco dopo ci dirigemmo agli spazi aperti di Tilden Park (osservai cupamente come fosse una buona cosa la presenza di una macchina a proteggere la gente da me) e, una volta lì, scaricai la mia ira lanciando un paio di pietre e un bastone (mancando di poco la macchina di Terry, non perché tenessi a lui, ma perché sapevo che ammaccarla mi avrebbe poi dato un sacco di problemi, come dover pagare per il danno). Questo momento di manifestazione violenta lasciò il passo e gli aspetti migliori - divertimento visivo e giocosità, perlopiù - rimasero dominanti per il resto della giornata.
Quest'esperienza fu un insegnamento immensamente importante per me. Il mio precedente esperimento con la mescalina era stato colmo di bellezza e gioia, e avevo gioito nel credere che quello fosse il contenuto della mia anima, il contenuto più profondo, e che questa sensibilità e compassione fossero stati portati in superficie da un semplice catalizzatore. Eppure, una molecola sostanzialmente identica aveva prodotto qualcosa, almeno in me, di opposto. Fu solo dopo una gran fatica introspettiva che ho realizzato che la mescalina non produce bellezza più di quanto la TMA produca ira. La bellezza era sempre in me, così come l'ira.
Droghe diverse possono talvolta aprire differenti porte in una persona, ma tutte queste porte escono dallo stesso inconscio.
Paris condusse ulteriori dodici esperimenti con la TMA nel Sud America, tutti tra i 150 e i 200 milligrammi. Mandò resoconti che enfatizzavano molto gli effetti sui colori, facendo paragoni con l'LSD, eguagliando gli effetti che questo produceva in dosi da cento a duecento microgrammi.
Tutte queste scoperte, nell'insieme, portarono ad un foglio di ricerca che fu pubblicato sul giornale britannico Nature, in cui le proprietà psichedeliche furono discusse per affascinare il pubblico, ma il potenziale aggressivo fu specificatamente menzionato come una reazione osservata. Fu la mia prima pubblicazione nell'area dell'azione degli psichedelici sull'uomo.
17 anni dopo, con un po' più di esperienza alle spalle, riprovai la TMA, per capire come potevo essere cambiato nelle mie reazioni, col tempo e con la ripetuta esposizione a questi materiali. Questa ricalibrazione è un processo che faccio periodicamente. È qualcosa come andare al poligono di tiro o dal tuo internista una volta ogni dieci anni o giù di lì, ma sempre con la stessa pistola (e lo stesso corpo). È buono avere una valutazione obiettiva dei cambiamenti che sono avvenuti con l'avanzare dell'età. Questo è vero in modo particolare quando la reazione ad una droga è fortemente indirizzata verso un comportamento ed un'interpretazione, che sono invariabilmente temperati dal passare degli anni.
Ad ogni modo, dosai lentamente la TMA dai livelli più bassi, fino ad arrivare ad un più due a 130 milligrammi, il vero livello in cui i miei tre amici l'avevano trovata interessante ma non granché eccitante. La cronologia osservata era immutata, ma gli aspetti qualitativi dell'esperienza non erano in effetti granché piacevoli. Due aggettivi sono talvolta utilizzati in maniera interscambiabile: psichedelico e psicotomimetico, il primo denotando una fondamentalmente benigna alterazione di coscienza, mentre l'altro (letteralmente, l'imitazione della psicosi) implica una mancanza di empatia e cura. Ho limitato il mio utilizzo di questo secondo termine ai titoli degli articoli destinati ad una pubblicazione su giornali che avrebbero trovato il termine "psichedelico" di parte. Ma credo ancora che la TMA possa essere collegata al secondo significato.
Ero anche cosciente di un considerevole disagio corporeo e di effetti collaterali fisici come spasmi muscolari, e mi sono sentito sollevato quando l'esperimento era finito. Una volta uscito incolume dal mondo della TMA, non mi viene in mente alcun valido motivo per rientrarci nuovamente.

mercoledì 10 novembre 2010

Capitolo 3: Burt

Nella fine degli anni '40 sposai una mia compagna di corso all'Università della California, di nome Helen. Eravamo entrambi membri attivi di un piccolo gruppo sociale, il gruppo dei Torre e Fiamma/Studenti-Onorari/Phi-Beta-Kappa, che aveva un paio di piccole sale d'assemblea sepolte in una vecchia struttura del campus, la California Hall. Tra di noi, infatti, ci si chiamava gente della Cal Hall, ed avevamo in comune di essere piuttosto intelligenti e socialmente impacciati. L'inizio della mia relazione con Helen, curiosamente, ebbe una certa componente chimica, in quanto un giorno entrai nella Cal Hall con addosso un forte odore di vanillina (il componente essenziale dell'estratto di vaniglia), che avevo usato in grandi quantità nel laboratorio chimico. A lei piacque quell'odore, e presto siamo diventati una coppia stabile. Anche lei era figlia unica, di origini scozzesi, e dai capelli rossi.
Ci sposammo nonostante una forte opposizione dei genitori, di entrambi, e circa un anno dopo avemmo un figlio, che avremmo dovuto chiamare Stevens Alexander, seguendo la vecchia tradizione russa sul nome del primogenito. Invece optammo per Theodore Alexander, in onore di mio padre, e gli rimase il soprannome di Theo. Alcuni anni dopo, quando ottenni il mio Ph. D. in biochimica, Helen prese un artistic bachelor, con specializzazione in lingue slave. Il suo russo era ottimo; in effetti, molto migliore del mio.
Mi fu offerto, e lo accettai, un lavoro come chimico alla Dole Chemical Company, e nei primi due anni feci molto felici i piani alti immaginando, e sintetizzando, la struttura di un insetticida poi commercializzato. In cambio mi diedero la libertà di ricercare e sviluppare qualunque cosa volessi. Questa è la non plus ultra delle ricompense a cui possa aspirare un chimico.
In virtù della mia esperienza con la mescalina, quello che volevo esplorare era il mondo delle droghe attive a livello centrale, soprattutto le psichedeliche. Mi misi al lavoro sulle variazioni sintetiche della molecola di mescalina, ma uno strano problema mi si poneva. Non c'era alcun modello animale sviluppato o, per quel che credo, che mai si svilupperà, per la caratterizzazione e la valutazione delle droghe psichedeliche. Di conseguenza, tutte le scoperte avevano bisogno di un modello animale umano, e quel modello ero io. Molto semplicemente, quando sviluppavo nuove strutture che potessero dimostrare un'azione interessante nei reami del pensiero o della percezione, usavo me stesso come soggetto per sperimentare e determinare queste azioni. Nonostante ci fosse, tra i miei collaboratori, qualcuno a conoscenza delle mie tecniche di test, la maggior parte ne era all'oscuro. Dovetti metter su delle procedure scientificamente giustificabili che potessero essere osservate, discusse, razionalizzate e potessero almeno rispondere alla domanda "Quale è la dose efficace?". E quella sarebbe stata una domanda infinitamente più facile rispetto all'ovvia successiva "Che cosa fa?".
Ho letto quel poco di letteratura che c'era sugli effetti delle droghe come l'LSD sugli animali da test. Avevo bisogno di una qualche struttura sperimentale che sembrasse scientifica, così che quando il direttore del reparto ricerca avesse portato dei visitatori che voleva impressionare, avrebbe potuto puntare il dito sul mio laboratorio e dire ai visitatori "Qui è dove si fanno tutte le ricerche sulle droghe psichedeliche!". I due animali più popolari per le dimostrazioni all'epoca erano i ragni e i pesci combattenti. I ragni pare facessero errori dose-dipendenti nella tessitura delle tele, mentre i pesci (i Beta Splendens, se ben ricordo) erano piuttosto sensibili all'LSD, e facevano qualcosa di strano quando piccole quantità erano aggiunte all'acqua; nuotare all'indietro, o a testa in giù, o qualcos'altro di bizzarro.
Non volendo riempirmi di ragnatele, scelsi la via dei pesci, e feci richiesta alla Van Waters and Rogers [Grande distributrice di materiale da laboratorio americana, N.d.T.] di un gran numero di barattoli, mentre al negozio di animali del posto presi i pesci combattenti, e dalla casa farmaceutica svizzera Sandoz mi feci inviare un grammo di LSD. Tutto arrivò immediatamente, e insieme a tutto ciò venne anche il mio caro amico Burt, del dipartimento di analisi. Era un gentiluomo attento e conservatore, ma anche la persona più spontaneamente curiosa dell'intero edificio. Era continuamente affascinato da ciò che continuava ad accadere in questo laboratorio "psichedelico". Vide il pacco dei laboratori Sandoz aperto, che conteneva una piccola fiala a doppia apertura che, a sua volta, conteneva un ampolla in vetro etichettata come "Lisergide, un composto sperimentale, ecc.". Mi aiutò nel tentare di stabilire i normali schemi di comportamento dei pesci combattenti, così da poter notare i cambiamenti che avrebbero seguito l'esposizione alla droga. Divenne, in effetti, il mio compagno costante.
Insomma, presto il laboratorio prese le fattezze di un acquario. C'erano campane di vetro su ogni tavolo da laboratorio. Aeratori che facevano bolle e luci che brillavano. I pesci venivano trasferiti qui e lì, in un modo molto scientifico, dalle grandi vasche ai becher con quantità misurate di LSD, mentre io e Burt osservavamo e osservavamo. Non vedemmo mai accadere nulla che desse anche solo l'idea di un'azione della droga.
Una cosa divenuta subito chiara, però, fu che la crescita delle alghe non era inibita dai pesci o dall'LSD, e presto le vasche furono piene di peluria verde. Questo ha portato alla scoperta che le piccole lumache potevano controllare le alghe, ma nulla poteva controllare le lumache. Chiunque facesse da guida ad un tour del laboratorio avrebbe dovuto improvvisare in modo creativo qualcosa che spiegasse le procedure usate nell'esplorazione delle droghe psicoattive, visto che i pesci non si potevano più vedere a causa della competitiva legge della giungla che aveva preso il sopravvento.
In quel periodo avevo bisogno di un campione di prova di psilocibina, quindi chiamai nuovamente la Sandoz per un regalo. In pochi giorni, Burt entrò nel laboratorio con una piccola fiala a doppia apertura che conteneva, a sua volta, un ampolla di vetro etichettata come "Psilocibina, per uso sperimentale, ecc.". Il mio grammo era arrivato. Ne demmo in quantità variabili a pesci-alghe-lumache, ma non andò meglio dell'LSD. Una mattina, un paio di settimane dopo, portai una piccola fiala a doppia apertura a Burt, nel suo laboratorio analitico in fondo al corridoio, e gli chiesi di pesarmi una piccola quantità di materiale e dividermelo in contenitori separati.
Non era importante quanto, esattamente, qualche milligrammo. Era importante che avessi un peso preciso per quattro dosi. Scomparve per qualche minuto, per riapparire poi con la fiala che gli avevo dato ed una bilancina contenente una polvere bianchiccia.
"Qui ci sono 3.032 mg, esattamente", disse, e aggiunse "ed è lievemente amaro".
"Come fai a saperlo?", gli chiesi.
"Dopo aver pesato la psilocibina, c'era un po' di polvere sulla spatola, quindi l'ho leccata. Lievemente amara."
Gli ho chiesto: "Hai letto attentamente l'etichetta?"
"È la fiala di psilocibina che hai appena ricevuto, no?", chiese, guardando a quel tubo dalla forma tanto strana e buffa che aveva in mano. Lesse l'etichetta. C'era scritto "Lisergide". Disse: "Oh."
Passammo i minuti successivi cercando di capire quando LSD potesse essere sulla spatola, e appurammo che non poteva essere più di una qualche decina di microgrammi. Ma qualche decina di microgrammi può essere molto attiva, soprattutto in un curioso ma conservatore chimico analitico totalmente nuovo alle droghe.
"Bene", gli dissi,"Questo sarà un giorno decisamente interessante".
E infatti lo fu. I primi effetti furono chiaramente percepiti in circa venti minuti, e durante la fase di transizione, che durò circa quaranta minuti, passeggiammo fuori e camminammo attorno alla pianta pilota dietro l'edificio del laboratorio principale. Fu un giorno colmo di gioia per Burt. Ogni minuscolo dettaglio aveva una sua magica qualità. I reattori Pfaudler in acciaio inossidabile erano giganteschi meloni maturi, pronti per essere colti; il brillante vapore colorato e le pipette chimiche erano spaghetti d'avanguardia con odori appropriati, e gli ingegneri che camminavano erano cuochi che preparavano un banchetto reale. Nessuna tensione, solo esilarante svago. Passeggiammo per tutta la zona, ma il tema del cibo e delle sue percezioni sensoriali rimase il tema portante della giornata.
Nel tardo pomeriggio, Burt disse di essere sostanzialmente di nuovo nel mondo reale, ma quando gli chiesi se fosse in grado di guidare ammise che sarebbe stato meglio attendere ancora un po'. Alle 17:00 sembrava felicemente tornato indietro e, dopo un giro di prova - una specie di figura ad otto in un parcheggio semi-vuoto - prese la sua strada verso casa.
Che io sappia, Burt non ha mai più partecipato in nessun modo ad investigazioni personali sulle droghe, ma ha mantenuto un intimo e vivo interesse nella mia ricerca e apprezzava sempre la situazione in lenta evoluzione dell'equilibrio delicato tra struttura chimica e azione farmacologica, che continuai a condividere con lui per tutto il mio periodo alla Dole.
A volte si sente un qualche esperto nel campo delle droghe psichedeliche, e potreste sentirgli dar voce alla vecchia diceria che l'LSD è privo di odore, di colore e di sapore. Non gli credete. L'odore non ce l'ha, quando è completamente puro nemmeno il colore, ma il sapore ce l'ha. È lievemente amaro.
E se mai sentiste da qualcuno che le lumache marine possono essere usate per testare le droghe psichedeliche, non credete nemmeno a lui. Probabilmente ha preso parte ad un tour guidato nel mio laboratorio.

martedì 9 novembre 2010

Capitolo 2: Mescalina


Mescalina: un nome magico ed un magico composto. Il mio primo contatto con questo mondo fu poco dopo la seconda guerra mondiale, quando tornai a Berkeley e riuscii a trovare la mia strada nell'Università della California, finalmente studente nel Dipartimento di Chimica. Ciò che di solito facevano gli studenti in chimica era seguire una montagna di corsi molto tecnici, così da ottenere un primo diploma tecnico in Chimica. Io scelsi, piuttosto, di esplorare una più ampia varietà di argomenti, e di accettare un Artistic Bachelor nel college di Lettere e Scienze*. Da lì, mi mossi verso discipline ad indirizzo più medico, ed esplorai il mondo della biochimica.
Appresi una grande lezione da un violinista che amava suonare in quartetti di archi. Ci sono molti violinisti, e la maggior parte di loro è davvero brava. Ma ogni quartetto ha bisogno di un violinista, e ce ne sono davvero tanti. Suonando il violino in modo medriocre, difficilmente qualcuno mi avrebbe invitato a suonare con lui, ma come mediocre suonatore di viola avrei avuto un sacco di inviti. Il paragone con la musica è calzante. Come chimico mediocre, mi trovavo accettato, ma raramente richiesto. Invece, nella biochimica, c'erano pochissimi chimici (almeno, a quel tempo) e diventai presto uno studente di prima qualità. Dopo qualche anno di studi e di progetti di ricerca privi di ispirazione, scrissi una scialba tesi e uscii con un Ph. D.** da una delle istituzioni accademiche più prestigiose del paese, l'University of California.
Durante il periodo tra il 1940 e il 1950, non c'era nessun particolare interesse verso questo alcaloide, la mescalina. In effetti, l'intera famiglia di composti a cui appartiene la mescalina erano praticamente sconosciuti. Qualche articolo fu pubblicato, che parlava delle "psicosi da mescalina", e furono diffuse un sacco di pubblicazioni che urlavano inorridite contro i danni che il peyote portava con sé, come era evidente dalla rovina in cui sono caduti i "semplici " Indiani americani. Nel mondo dei testi seri e di un qualche spessore, c'erano gli scritti e le famose mappe di Alexander Rouhier nel 1926. C'era il trattato di Kurt Beringer, che descriveva la reazione di molte dozzine di soggetti a dosi ben attive di mescalina, quasi sempre somministrate via endovena. Il suo libro, "Der Meskalinrausche siene Gaschichte und Erscheinungweise"(1927) non è mai stato tradotto in Inglese. [Figuriamoci in Italiano, N.d.T.]. Weston La Barre scrisse nel 1938 riguardo la religione del peyote. E, più o meno, questo è tutto.
Rimasi completamente ammaliato. Qui c'erano descrizioni culturali, psicologiche e religiose dell'azione di un composto che sembrava avesse proprietà magiche. Questo materiale poteva essere facilmente sintetizzato. Ma obbedii ad una mano invisibile che mi si posò sulla spalla per dirmi "No, non provarlo ancora". Lessi tutta la più recente letteratura al riguardo, i saggi di Aldous Huxley della metà dei '50 (L'esuberante Porte della Percezione e il più cauto Paradiso e Inferno), e le opinioni generalmente negative di Henry Michaux (Miracolo Miserabile).
Ma il mio interesse venne definitivamente rinforzato non prima dell'Aprile del 1960 quando un mio amico psicologo, Terry Major, e un suo amico studente di medicina, Sam Golding, mi hanno dato l'opportunità di essere accompagnato in un esperienza con 400mg di solfato di mescalina. Fu un giorno rimasto impresso a fuoco nella mia memoria, un giorno che ha inequivocabilmente confermato l'intera direzione della mia vita.
I dettagli di quel giorno furono estremamente complessi e rimangono sepolti nei miei appunti, ma il distillato, l'essenza dell'esperienza, fu questa.
Vidi un mondo che si presentava in molti aspetti. Aveva un meraviglioso colore, che non avevo mai visto prima, non avendo mai prestato particolare attenzione ai colori. L'arcobaleno ha sempre provveduto a me con ogni gradazione che potessi vedere. E qui, improvvisamente, avevo centinaia di sfumature di colore totalmente nuove per me, e che non ho mai, fino ad oggi, dimenticato.
Questo mondo era meraviglioso in ogni suo dettaglio. Potevo vedere l'intima struttura di un ape che si metteva qualcosa in una sacca sulla zampa posteriore per poi portarla al suo alveare, ed ero completamente in pace con la vicinanza dell'ape alla mia faccia.
Il mondo era un miracolo che andava interpretato. Vedevo le persone come caricature che rivelavano sia i loro dolori che le loro speranze, e a loro sembrava non importasse granché di essere osservati così.
Più di ogni altra cosa, il mondo mi ha sbalordito in quanto l'ho visto come quando ero un ragazzino. Avevo dimenticato la bellezza e la magia del conoscere l'universo e me stesso. Ero in un luogo familiare, uno spazio dove una volta vagavo come un esploratore immortale, e ricordai tutto ciò che ho davvero conosciuto, e che ho abbandonato, e poi dimenticato, con l'avanzare dell'età. Come un lampo che rievocasse all'improvviso la presenza dei miei vecchi sogni, quest'esperienza ha riaffermato un eccitamento miracoloso che ho conosciuto nella mia infanzia, ma sono stato forzato a dimenticare.
La più avvincente illuminazione di quel giorno fu che questo stupendo fluire di ricordi era stato scatenato da una frazione di grammo di un solido bianco, ma che non si sarebbe mai potuto dire, in alcun modo, che queste memorie fossero contenute in quel bianco cristallino. Tutto ciò che vidi veniva dalle profondità della mia memoria e della mia psiche.
Capii che il nostro intero universo è contenuto nella mente e nello spirito. Possiamo decidere di non averne accesso, possiamo anche negare la sua esistenza, ma è comunque dentro di noi, e ci sono sostanze che possono permettercene l'accesso.
È ormai storia che io abbia deciso di utilizzare qualunque energia e capacità che possa possedere nel rivelare la natura di questi mezzi per la rivelazione di sé stessi. Si dice che la saggezza sia l'abilità di capire gli altri; è la conoscenza di se stessi che è l'illuminazione.
Avevo trovato un mio percorso di crescita.



Like a touchstone that recalls a dream to sudden presence, this experience reaffirmed a miracle of excitement that I had known in my childhood but had been pressured to forget.

*In Italiano è difficile tradurre questi riconoscimenti. Nel sistema universitario Americano (e non solo) si parla di B.S. (Bachelor of Science, un attestato scientifico e prettamente tecnico) e di B.A. (Bachelor of Arts, un attestato invece più umanistico-artistico). Non c'è qualcosa di simile nel sistema scolastico Italiano.

**Il Ph.D.(Doctor of Philosophy) è il massimo riconoscimento internazionale a livello accademico, il cui corrispettivo in Italia è il dottorato di ricerca